Io godo delle bravate di questo Conte Palatino; perchè i lettori meglio si persuadano, come fosse tutta material forza quella che opponeva Germania alla nostra Italia. I Greci che si trovavano forse in sul principio delle loro pratiche, credettero opportuno chinar la fronte innanzi a quei due ministri di altro Imperadore, e tornarsene in patria. I Legati si condussero in Modena.89
Intanto Ulma, destinato convegno a tutto l'esercito, riboccava d'innumerabili milizie. Innanzi muovere, si strinsero a consiglio con Federigo i Principi dell'Impero, a provvedere all'andata di tutta quella mole di guerra. Metterla per una sola via, era un'affamarla, chè non sarebbe stato paese, per cui dava, sufficiente alle vettovaglie. La divisero in quattro parti, e per quattro differenti vie la fecero cadere in seno alla povera Italia. Arrigo Duca d'Austria, e l'altro di Carinzia conducevano la prima schiera, tutta di Ungheresi, e ne formavano il nerbo un seicento provatissimi arcieri; tennero la strada di Canale, del Friuli, e della Marca Veronese. Bertolfo di Zaringen Duca di Borgogna colla seconda di Lorenesi e di Borgognoni valicò il S. Bernardo. Un nugolo di Franconi e di Svevi dettero per Chiavenna e pel lago di Como. Federigo accompagnato dal Re di Boemia, da Federigo Duca di Svezia e dal fratello di costui Corrado, Conte Palatino del Reno, e da numerosa turba di magnati tedeschi, calò con la quarta schiera in Italia per la valle dell'Adige. Di Conti e Baroni in tutto l'esercito era un subbisso; non vi mancavano i Vescovi, tra i quali primi gli Arcivescovi di Treviri, di Colonia e di Magonza90. Spazzava il cammino all'esercito il Re di Boemia, il quale, trovata Brescia in armi, e per nulla spaventata dall'innumerevole esercito che le veniva sopra, incominciò a combatterla, mentre appresso gli veniva Federigo; il quale sciolto ogni freno ai suoi Tedeschi, mandava tutto a sacco ed a fuoco il territorio Bresciano.
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