L'inudita devastazione consumò tutto il bel paese, che si stendeva tra il Seprio e la Martesana. Radevico dice che queste ribalderie si commettevano dai Cremonesi e Pavesi nemici a Milano107. Il Morena Lodigiano, e tutto cosa di Federigo, afferma, che esso Federigo conduceva quelle infami masnade108. Che vi fossero in mezzo anche Italiani non dubito, e per l'odio che portavano a Milano, e per conforto del Barbarossa, il quale come vedremo appresso, era tutto nell'attizzare le municipali nimicizie, non essendo più opportuno mezzo a conservare le sfrenate signorie della divisione de' suggetti. Le quali miserie toccavano troppo addentro l'anima del popolo, il quale non avendo sufficiente vigoria di spirito a rettamente giudicare di quelle cose, dalla mobile fantasia era condotto a credere, vi fosse qualche parte dell'ira celeste in quelle sventure. L'idea di un Imperadore incoronato dal Papa faceva ancora nelle menti volgari divina impressione. Per la qual cosa incominciò a manifestarsi tra i popolani un fastidio del lungo assedio, e il desiderio di arrendersi. Ostavano a questo i più accesi dell'amore della patria e della libertà, e si sforzavano a mantenere nel proposito le turbe di morire generosamente per quella, anzichè accattare la vita con ingloriosa dedizione al nemico. Ma tutto fu vano: ed era per venirsi a guerra cittadina. Allora Guido Conte di Biandrate, che teneva il supremo indirizzo delle cose militari, uomo caro a tutti, e avvegnachè nemico alle imperiali pretensioni, non ingrato a Federigo, nè sospetto ai cittadini, con acconcia diceria si adoperò sedare il bollore di coloro che volevano arrisicar tutto innanzi cedere, e persuadere la resa.
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