Queste cose sapeva Papa Adriano, e nel vedere come Federigo menasse a tondo su tutte le ragioni, di che lo avevano regalato i legisti, non poteva starsene e non altro.
Io non so se vero fosse, o voce sparsa artifiziosamente da Federigo, che Adriano avesse aperte segrete pratiche coi Lombardi contro di lui, e li avesse inanimiti a scuotere il giogo. Si dicevano anche intraprese papali lettere sul negozio122. Certo è, che se non furono questi trattati, erano a tale termine venute le cose, che non sarebbe stato follia in Federigo sospettarne, importuno in Adriano a vagheggiarli. Messisi così grossi a guardarsi l'Imperadore ed il Papa, non vi voleva che una leggerissima cagione a farli prorompere; e non tardò molto a venire. Federigo voleva preporre alla chiesa di Ravenna una sua creatura, il figlio di quel Guido Conte di Biandrate, che confortò i Milanesi alla dedizione. Chiamavasi anche Guido: era stato per caldi uffici di Federigo creato Cardinale Suddiacono, e per ispecial favore, come se fosse stato Diacono, gli era stata affidata in Roma una chiesa. Acerbo di anni, come appare dalla lettera del Papa a Federigo123, quegli anche per consiglio dei Cardinali, non credette opportuno trasportarlo al seggio di Ravenna124. A questo niego di fare il piacere imperiale era condotto Adriano da forti e segrete ragioni, che Federigo, sapendole, non le avrebbe alcerto tenute in non cale125. Bastò questo a spingere in furore un Principe, che credeva tutto doverglisi curvare innanzi; e comandò al notaio imperiale, che nelle pubbliche scritture ponesse sempre il suo nome innanzi a quel del Papa, e nelle lettere da indirizzarsi a questo, usasse del tu, come ad eguale o inferiore.
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