Il Pagi lo vuole di Savona167, ed il Panvinio della stirpe de' Paperoni. Qualunque la gente e la città cui apparteneva, era Italiano, e basta. Fu Canonico regolare della chiesa di Pisa, poi della Lateranense, e Suddiacono Apostolico. Maestro in Divinità nella Università di Bologna e collega del monaco Graziano, conseguì fama di dottissimo uomo168. Austero dei costumi, e di gentile anima da entrare facilmente nel cuore altrui; colto, e assai facondo parlatore, temperato in tutto, e ad ogni ufficio di cortesia e di carità inchinato per natura; nelle cose poi attinenti allo spirito, uomo tutto di Dio169. Papa Eugenio III, dimorando in Viterbo, lo creò Cardinale Diacono di S. Cosimo, poi prete di S. Marco. S. Bernardo che seguì sempre coll'animo e colle lettere quel Pontefice, stato monaco del suo Ordine, ne scrisse varie a Rolando, pregandolo ad assistere coll'opera sua Eugenio nella condotta de' negozi. Argomento della grande stima in che era tenuto, ed alla quale non fallì mai, anzi se l'accrebbe nelle legazioni a Guglielmo di Sicilia, ed a Federigo, in cui lo adoperò Papa Adriano. Queste legazioni lo misero bene addentro alle cose ed agli uomini di quei tempi; e poichè aveva diritta la intenzione della mente, non si lasciò guastare gli spiriti dalle blandizie, nè infralire dalle minacce di un Imperadore, che aveva aperto una piaga assai schifosa nel corpo de' Cardinali. Attinta l'altezza del Romano Pontificato, gli concedettero i Cieli concepirne tutta la idea, incarnata e quasi palpabile nelle ragioni della Italiana indipendenza.
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