Crudelissimi patti; nè si potevano fabbricare catene più dure di queste, alle quali profferiva i polsi la disperata Milano203.
Li recarono a Federigo, che dimorava in Lodi, nove Consoli ed otto maggiorenti: qual'animo fosse il loro nella trista deputazione pensi il lettore. Pure assai confidenti si appresentarono all'Imperadore, quasi certificati del buon esito del negozio, non potendo aspettarsi leggi più dure di quelle che colle mani proprie s'imponevano. Esposero la loro ambasceria di pace, offerirono le condizioni della resa, obbligandosi con sagramento a mantenerle; resero le nude spade in segno di suggezione. Ma il Tedesco con boreale superbia, avuto consiglio co' suoi baroni, se li cacciò dinanzi, rispondendo loro, accettar la resa della città a discrezione, a patti non mai204.
Recata in patria dai messaggi la imperiale sentenza, e indoratala alla meglio con promesse di cesarea clemenza, non fu più luogo a deliberare, e fu convenuto rendersi senza guarentigia di trattato in balia del Tedesco. In que' tempi il cuore e la fantasia andava innanzi alla ragione, ed i sensi richiedevano dai fatti una loquela assai viva. Il chiedere giustizia ad un Imperadore, vedemmo, si facesse coll'accollarsi delle croci; il tener presente la patria agli animi de' battaglianti ottenevasi con tutta quella macchina del Carroccio. La resa di Milano principal sede della italiana libertà, segno alle tedesche furie, che aveva visto rompersi sotto le sue mura più volte lo sforzo di Lamagna, non poteva farsi senza moltitudine di esteriori forme, che richiedevano l'indole del popolo e la superbia,del Principe.
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