Ma sotto quelle forme che io narrerò, non si celavano anime vili e minori del grandissimo infortunio, bensì un sottile artifizio ad inebriare colle stemperate onoranze e l'apparente umiliazione del più generoso popolo del mondo gli spiriti di Federigo, e così inchinarlo a più miti consigli verso la minacciata patria.
Pel dì primo di Marzo uscirono di città i Consoli con venti nobili e si recarono a Lodi, ove teneva la corte l'Imperadore: e prostrati ai suoi piedi colle nude spade sul collo, si dissero resi a lui con tutta la città, e con sagramento si obbligarono a fare ogni suo piacere. Scorsi tre dì, tornarono i Consoli con trecento, ch'erano il fiore delle milizie milanesi, Guantelino ingegniere, che fu veramente l'Archimede di Milano205, deputato a recar le chiavi della città a Federigo. Si prostrarono a' suoi piedi chiedendo misericordia; rassegnarongli colle chiavi della città trentasei bandiere, e rinnovarono i giuramenti già prestati dai Consoli. Non si tenne contento a questo l'Imperadore, comandò che gli venissero ai piedi tutti coloro che nello spazio dell'ultimo triennio avevano ottenuto il consolato, ed una parte dell'infanteria milanese. Così fu fatto; e nel dì settimo di Marzo con questa ordinanza entrarono Lodi i Milanesi. Precedevano le milizie di tre Porte, recando oltre a cento bandiere ed il Carroccio, messo tutto in assetto di guerra. Seguiva inalberata la croce, e innanzi a questa pendente un drappo che recava l'immagine di S. Ambrogio in atto di benedire: appresso poi grande moltitudine del popolo milanese.
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