La memoria della sua potenza, e le gelosie municipali fino a quel tempo contenute impotenti dalla sua forza, dettero tale una celerità a quelle mani sagrileghe, che il distrutto da loro col ferro e col fuoco in pochi dì, sarebbe stata una maraviglia diroccare in due mesi.214 Furono risparmiate le sole chiese;215 i bastioni della città si fecero rispettare per la loro saldezza216: di una vasta città, decorata di splendidi edifizî non rimase di vivo che una cinquantesima parte. Rimasero in piedi in tutto quello esterminio le case di quei nobili, che avevano tradita la patria, quasi monumento della loro infamia217; ed i sobborghi che eransi tenuti fedeli all'Imperadore.
Ristettero dal guasto que' furibondi il dì primo di Aprile domenica degli Ulivi. Federigo da buon Cristiano si appresentò nella Basilica di S. Ambrogio a prendere il pacifico ramo benedetto; e fece porre a festa con drappi e cortine la chiesa, mentre era tutto in lutto, perchè egli solo gioiva. I Canonici gli dettero il ramo d'ulivo; ma richiesti dai ministri cesarei a ritrattare il giuramento di suggezione, già prestato ad Alessandro, e di riconoscere Papa Vittore, risposero con generoso niego. Stretti, si ritrassero, abbandonando la Basilica ed ogni loro ragione. I Canonici vollero mostrare che Milano non era morta. Sottentravano ad essi i monaci del monastero Ambrosiano nel possesso della Basilica, perchè si piegarono all'iniquo giuramento. Non so se fiacchi o ambiziosi fossero; certo infami restarono. L'Imperadore nell'eccidio milanese aveva stanziato nel loro monastero.
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