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      Tutti questi coś congregati si dettero tosto a fabbricarsi delle case; ed in ciascun convento di popolo sorse un borgo228. Fatta questa divisione, il Vescovo se ne anḍ con Dio in Germania, lasciando suo vicario un certo Pietro Cunin.
      Liberava Federigo l'Italia della sua presenza, e i novelli Podestà si gittarono famelici su le incatenate Repubbliche. Questo Pietro Cunin tra tutti fu una maraviglia nel trovar modi di nuovi ladronecci e rapine. Aveva una sete inestinguibile di oro (morbo attaccaticcio a quanti scendono dall'Alpi a visitarci) e sapeva cavarsela. Andava a caccia di debitori; trovatili, donava loro una plenaria assoluzione dei loro debiti, a patto che una parte di questi si pagasse a lui: de' creditori spogliati del proprio non curava, li lasciava con Dio. Ove gli veniva all'orecchio la morte di qualcuno che non lasciava figliuoli, incontanente stendeva gli artigli sul suo retaggio, e se ne faceva padrone senza uno scrupolo al mondo. Del grano, del vino, dell'olio, del fieno che raccoglievano i Milanesi, toglieva il fiore per se. Di tasse e balzelli non dico, perchè questi facilmente s'incolorano co' bisogni del Principe, colla sottigliezza dell'erario. Divorava Cunin, spogliavano i Podestà vicini. Se nel compreso della loro podesteria erano possessioni milanesi, non si tenevano contenti alla rapina de' frutti, di peso le toglievano ai legittimi padroni, perchè Milanesi, e ne facevano cosa propria. Coi debitori imitavano il Cunin229. Coś manomesse le sustanze, non andavano immuni i corpi.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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