Turbarono gravemente l'animo di Federigo tali accoglienze; e prendendo da queste un pessimo augurio per l'avvenire de' suoi affari, si adoperò a tutt'uomo: a rompere nelle mani di Alessandro le fila del negozio. Non potendo colla forza, giuocò di astuzia. Egli era giunto a persuadersi che quel suo Vittore era una leva assai fragile per cavar di seggio Alessandro, e che senza un Antipapa non poteva cozzar questo di fronte da levarselo dinanzi. Pensò rovinare entrambi, cioè Alessandro e Vittore, e crearsi un terzo Papa, libero della competenza di un emulo235. Coprì l'astuto disegno con sante smanie su la deplorabile scisma che tribolava la Chiesa, con accalorate parole di pace e di unione. Le quali apparenze (conducendo il negozio Errico Conte di Troyes) accecarono in guisa quel dabben uomo del Re di Francia, che si obbligò col Barbarossa a convenire a S. Giovanni de' Losne a sottoporre al giudizio di pochi arbitri, presente Alessandro e Vittore, la elezione di questi, ed accettarne la sentenza; ed ove un de' due Papi non si recasse al giudizio, il presente si tenesse per vero Papa236. Vittore, che non sapeva quel che si covasse nell'animo imperiale, aiutò la faccenda, deputando il suo Siniscalco, che confortasse per lettere il Francese237. Si acconciava il capestro colle mani proprie. Ma per buona ventura Luigi, che Alessandro con ogni sforzo non avea potuto distogliere da quel trattato, se ne cavò da sè. Imperocchè ito a S. Giovanni di Losne, ed avendovi trovato Rinaldo Arcivescovo di Colonia a vece dell'Imperadore, si tenne sciolto dagli obblighi, e si ritrasse dallo sconsigliato partito.
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