Io non reco del mio; seguo il Morena, che di queste stupende nefandezze quasi purga l'Imperadore inconsapevole, e tutti ne accagiona i Ministri. Ma se è dato a me dire qualche cosa del proprio, dirò, che i delitti de' ministri sono sempre del Principe; e il non addarsi del puzzo che quelli tramandano, è indizio di animo vecchio nelle corruttele, del governo e del consorzio degli uomini affatto indegno. Ma Federigo sapeva tutto, e lasciava fare.
Dissi, che i Lombardi agognavano a morte, ed era vero; ma a quella morte, che è vita pei generosi sforzi che la precedono. Come questi sforzi a francarsi cominciassero, quali le cause che li fecondassero, narrerò. Quando le tirannidi trasandano alcuni confini, che i Cieli dispongono a termine della loro giustizia, avviene, che i tiranni s'accechino, e che gli oppressi acquistino un acume di veduta veramente incredibile. Dapprima questi non veggono che la sferza del padrone e le piaghe; poi cercano, e veggono nel fondo dei loro cuori la forza dell'individuo: e quando questa è veduta, è già raggiunta. Essi soffrono muti, perchè stupidi pel dolore; poi si lamentano, fremono, gridano; e quel grido è il segnale di quella forza veduta. Fremevano a que' tempi i Lombardi, e già vedevano: e dee parmi siano state le cause, che aiutassero quel fremito di salute, il Papa e Venezia. La morte dell'Antipapa Vittore, ed i prosperi successi di Alessandro in Francia persuadevano bellamente gli spiriti Lombardi, che Iddio finalmente si raccostava ad essi.
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