Venezia sempre fu schiva di tali favori, e si mantenne in certa tal quale dignità, da far intendere al Tedesco, che volendo, poteva guastargli i negozî Lombardi. Gli occhi di questa Repubblica non eran volti al continente, bensì al mare; e le paci e le guerre da lei operate miravano sempre alla dilatazione e conservazione del suo commercio, massime in Levante; perciò desta sempre su coloro che potevano ferirla in questa tanto vital parte della sua potenza. Al bizantino Imperadore teneva volte le speranze e i timori, e con questo troviamo misurasse spesso le forze. Col tedesco Imperadore poco aveva a fare, perchè fortemente ordinata al di dentro; e, come ricca, pronta al di fuori ad opporre le sue mercenarie milizie. La sua potenza non era quella delle città Lombarde, mobile ed incerta come le alleanze che la fermavano: bensì ferma e sempre procedente a meglio per vigore di reggimento, dominazione sui mari, e copiosa vena di ricchezze. Pacifici trattati politici e commerciali bastavano a tenere in rispetto gl'Imperadori tedeschi, ed a coprire la Repubblica nella nobile carriera dei conquisti e del commercio. Nel 1130 con que' trattati erasi acconciata, da non patire turbazioni, coll'Imperadore d'Oriente e di Occidente247.
Ma durante ancora il reggimento del Doge Pietro Polano, che li aveva curati, sorse un nuovo Principe a pungere le gelosie delle Repubbliche, il Normanno Ruggiero di Sicilia. Allora comunanza di timori strinse Venezia a Bizanzio; quella adombrata dal Normanno, che dilatava la signoria su Corfù e le isole vicine, questa minacciata da spedizioni in Levante.
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