Arcivescovo di Magonza, non aveva voluto riconoscere come Papa Vittore IV; cacciato di sede, erasi rifuggito in Francia, e stavasene con Alessandro, il quale lo creò Cardinale di S. Marcello260.
Questi erano gl'impedimenti che indugiavano l'ardente volontà che il Tedesco aveva di tornar presto in Italia coll'esercito. Di questi indugi approfittò molto il Cardinale di S. Giovanni e Paolo, che Alessandro teneva in Roma come suo Vicario. Costui della gente de' Conti, nato in Sutri, fu uomo veramente di ogni più splendido encomio degnissimo, come quegli che coll'opera sua affrettò il tempo della liberazione Lombarda, e della quiete della Chiesa. Imperocchè tornando Roma in uffizio, aprì la via al ritorno in Italia all'esule Pontefice. Senza Pontefice la Lombarda Lega non avrebbe avuto sangue nelle vene. Togliendo dunque il Cardinale Giovanni il destro da quelle lamentazioni che si levavano per tutta Italia conquassata dalle tedesche rapine, e dalla lontananza di Federigo, levò una eloquentissima voce sul Romano popolo a farlo vergognar dell'abbandono in che aveva messo il suo legittimo Pastore, che contristato esulava per istranee terre, e della follia con cui si lasciavano anche essi maciullare dagli imperiali scismatici. Alle parole diè rincalzo coll'oro, con cui giunse a rimutar tutto il Senato in un convento di uomini affezionati al vero Papa, ed alla libertà. Raggiunse l'intento: il popolo ed il Senato si giurò ad Alessandro: la Basilica Vaticana e la Sabina fu tolta alle sozze mani degli scismatici.
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