Errico non voleva poi tanto: fu tutta cosa di Federigo. Infatti di quel giuramento dato contro sua voglia, è purgato dall'Arcivescovo Rotomagense in una lettera al Cardinale de' SS. Nereo ed Achilleo272.
Federigo intendeva bene, che solo co' Concili non si sarebbe fatta gran cosa a spodestare Alessandro. Vi voleva la forza, ed alla forza s'apprese. L'esercito, che aveva radunato in Germania per calarlo in Italia, non mirava punto ai Lombardi, che non ancora si erano mossi; ma bensì al Papa. Voleva ricondurre sul seggio di S. Pietro Pasquale, aver nelle mani Alessandro, per farne Dio sa che273. Con questo intendimento nel Novembre discendeva in Italia con numerosa oste. Venne sul Tirolo, piegando a ponente per la Val Camonica, schivando la Chiusa affortificata dai Veronesi, e le città collegate della Marca Veronese; perchè non voleva logorar le milizie; volevale condurre intere ad urtare Alessandro. Entrò il territorio di Brescia, e lo mise a soqquadro fino alle porte della città. Non trovo, che i Bresciani gli avessero fatta ostilità; perciò di quel guasto non fu altra ragione, che la ferocia del Principe, la bestialità delle milizie. Volle, ed ebbe sessanta ostaggi de' più nobili e ricchi cittadini, che mandò a Pavia. Poi si accostò a Bergamo: ne devastò il contado. Venne a posare nella fedelissima Lodi, ove tenne un gran parlamento di Tedeschi e Lombardi274. Si riscossero i contristati popoli di Lombardia all'imperiale avvento. Sanguinavano per la cruda tirannide dei Podestà: pensavano, i patiti mali bastassero a racchetare le ire di Cesare; speravano, che giustizia il consigliasse a rilevarli da quella, che bestiale era, a vita di uomini.
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