Specialmente i Milanesi, i quali col mutare di Podestà erano andati sempre in peggio: ed a que' dì tenevano sul collo certo Conte di Disce, succeduto a quel demonio di Marquardo, il quale era per succhiare a tutti colle sustanze la vita275. A folla accorrevano al lodigiano parlamento quasi dissennati dalla disperazione i Lombardi; chi con le croci in mano, chi senza, gridando misericordia ai loro mali, giustizia contra gl'inumani ministri, chiedendo piuttosto la morte, che il durare in quella sciagurata vita, la quale era veramente importabile da uomini. Federigo fu fedele all'andazzo de' Principi pari suoi. Diè le viste della maraviglia; disse, non sapere di quelle tirannidi; volersene certificare; volerle punire. Non se ne certificò, perchè le sapeva; non le punì, perchè le voleva; ed i Lombardi rimasero colle croci in mano276.
1167 Federigo non ancora temeva de' Lombardi, perciò era una gioia per lui tenerseli sotto i piedi: ma delle due Repubbliche genovese e pisana avea timore, e mestieri ad un tempo. E come fu uomo prepotente con gl'inermi ed oppressi, fu scaltro quant'altri mai con quelli che avevano nelle mani nerbo di forze. Aveva doma la Lombardia fomentando le municipali discordie; volle, e raggiunse l'intento, di rendersi innocua Genova e Pisa con lo stesso argomento de' provocati scandali cittadini. Egli facendosi arbitro delle loro contese pel possesso della Sardegna, aveva insaccata molta pecunia, e con molta consolazione aveva visto logorarsi con iscambievoli guerre quelle due Repubbliche.
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