Ora avvenne che gli abitanti di Albano e di Frascati, raccogliendosi sotto la imperiale protezione, rifiutassero al Papa il consueto tributo. Questo tributo era stato sempre alimento di nimicizie tra essi ed i Romani, i quali non per amor del Papa, ma per odio di municipio mossero le armi contro quella città. Chiesero quelli soccorso a Federigo, che spedì loro Rinaldo, l'eletto di Colonia, il quale serratosi dentro Frascati, opponeva molta forza agli assedianti Romani. Accorse anche Cristiano eletto di Magonza con mille cavalli, per toglierli dall'assedio. Ma le milizie Romane confidando nel numero, osarono venire a giornata col Magontino; e furono al primo scontro rotte, perchè non regolari, perduti un cinque mila tra prigioni ed uccisi.
Questo sinistro giovò grandemente alle cose di Alessandro: imperocchè i Romani si trovarono di nuovo nemici di Federigo, e nella necessità di difendersi. Rinnovarono le mura; si disponevano ad accogliere con valore la tedesca oppugnazione, mentre il Papa con ogni maniera affrettava l'avvento delle milizie di Guglielmo, che erano già per via. Intanto furiavano que' due eletti Arcivescovi. Commossa alle armi la gente di Tivoli, di Albano e della provincia di Campagna, la sospingevano a scellerati fatti: diroccavano castella, abbruciavano le mature messi, strepitavano fin sotto le Romane mura.
In queste distrette il dì 16 di Agosto su la vetta di monte Mario si videro sventolare le Aquile imperiali. Era Federigo, che con poderoso esercito si affacciava su la papale città, e quasi se la teneva nelle unghie.
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