Commossi i deputati dalle pietose ragioni, e dal quanto avesse meritato bene del comune paese quella Repubblica colle durate guerre tedesche, promisero condurre le loro città nel partito di aiutarli a rilevare Milano, ed a riporli in quella loro carissima sede.
Entrarono poi nella deliberazione del gran negozio della Lega; e come vollero benigni i Cieli, con concordissime sentenze statuirono «Stringersi le città Lombarde in una sacra federazione per venti anni, a rivendicare e tutelare i loro privilegi goduti dal tempo di Arrigo IV fino all'assunzione di Federigo al trono; tutte obbligarsi con sagramento a scambievole difesa, i pericoli e i danni di ciascuna esser di tutte, tutte paratissime a propellerli; bene augurassesi il fratellevole consorzio con opera di cittadina carità; tutti e tosto concorressero a rilevare le milanesi mura, a rimettervi dentro i dispersi abitatori, ad assisterli colle armi fino a che avessero riprese le forze, a reggersi soli: con solenne giuramento i presenti deputati raffermassero le promesse, e alle lontane città recassero la scritta de' patti, ed anche con sagramento promettessero inviolati tenerli, salva sempre la fede all'Imperadore». Giurarono i deputati, e dalla papale sedia italiana mano li benedisse300.
Sciolto il solenne parlamento di S. Jacopo di Pontida, se ne andò ciascun deputato alla città sua, recando la formola del giuramento, che letta innanzi alle generali assemblee, ed approvata, tutti con incredibile gioia si votarono alla liberazione non solo delle peculiari patrie, ma anche di quella che invisibile, ma vera si dirizzava con matronale fortezza sul fondamento della Lega301. Tutti speravano bene, perchè si risentivano vivi; Venezia, il Comneno, ed Alessandro, li confortavano, e li fornivano con abbondante pecunia del nerbo della vicina guerra.
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