Al rompere del ventisettesimo dì di Aprile (soli venti giorni dal famoso convento) comparvero inaspettati all'ingresso del borgo S. Dionigi dieci cavalieri di Bergamo, che colle spiegate insegne del loro comune salutarono i Milanesi fratelli, ed annunziarono l'ora della salute. Eran seguite da altrettante bandiere di Brescia, di Cremona, di Mantova, di Verona, di Treviso; venivano appresso le liberatrici milizie della Lega. Oh! sorgesse pure una volta a dì nostri quel sole che illuminò quelle sante bandiere! Come un sol uomo si levarono le quattro borgate, e corsero ad abbracciare i salvatori fratelli; ciascuno Milanese s'ebbe da essi un bacio, che suggellò il patto della generosa alleanza, ed una spada da propugnarla da forti. Recavano i collegati nuove provvigioni di armi, da fornirne i Milanesi305, i quali levando al cielo grida di gioia, vennero in trionfo ricondotti dai collegati alla rovinata Milano. Prontamente si misero con incredibile ardore a rilevarne le mura, a ricavarne i fossati. Vegliava alla pietosa opera l'esercito della Lega, perchè non venissero a turbarla gl'imperiali; nè si mossero di là, prima che i Milanesi si fossero convenientemente muniti da reggere soli a qualunque assalto nemico. Così fedelmente adempiuto al primo patto della Lega, gli animi delle altre città, che non si ardivano ancora di entrarvi, si raffermavano nella certezza, che nella unione fosse la salute della loro patria306. Vollero poi i Consoli tramandare ai posteri con pubblico monumento quel benaugurato giorno della loro tornata in patria.
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