Si gittò furibondo su le terre di Rosate, Abbiategrasso, Magenta, Corbetta ed altre. Credeva scorrazzare come una volta; ma la Lega gli diè il tratto alla cavezza. Repentinamente si mossero dalle stanze di Lodi che guardavano, i Bergamaschi, i Bresciani, i Lodigiani; e dalla guardia di Piacenza i Cremonesi e i Parmigiani, e uniti gli corsero sopra a dargli la caccia. Il Tedesco si cavò fuori al più presto da quel cimento, dando per Pavia, donde senza posare, cavalcò contro Piacenza, che sperava cogliere alla sprovista: ma vi trovò ben preparati i federali. Egli non voleva aver che fare con essi; voleva sfogare la rabbia su gl'inermi, ed impinguare i suoi: non glielo permisero i collegati. Lo tirarono a battaglia, e lo voltarono in fuga con molto danno dello imperiale decoro312. Così impotente a quelle vendette, che aveva giurate nel parlamento di Pavia, logorò tutto l'inverno, errando pe' territori di Vercelli, di Asti, del Monferrato, sempre pronti i collegati a dargli su le mani, ove le avesse stese a toccarli313.
Le cheresia di Milano in tutto questo conflitto delle Repubbliche coll'Impero si addimostrò veramente tale quale debbono essere i ministri del Santuario mentre il popolo fatica alla propria rigenerazione civile. Non si accostò all'oppressore per mercanteggiare il tesoro della divina parola, non intimorì la plebe con importune paure; non la disciplinò alla infeconda pazienza del servaggio. Si teneva stretta alla papale Sedia, mentre più forte la scuoteva il prepotente Tedesco; e bastò questo, perchè sapesse il da dirsi e il da farsi nella suprema ora, in cui si sveglia alla vita un popolo di generosi.
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