Erano in molta agitazione di spirito i Lombardi a munirsi contro il venturo Imperadore. Correvano voci de' grandi apparecchi che questi faceva in Lamagna per ristorare in Italia l'imperiale decoro: sapevasi delle calde pratiche del Marchese di Monferrato e de' Pavesi presso il medesimo per affrettarlo a muovere in loro aiuto; sapevasi, essersi ben fornito l'Arcivescovo Cristiano, e pigliar voli più alti. Si apparecchiavano ad una guerra, dall'esito della quale pendevano le sorti della lombarda libertà. Si assembrarono in Modena i Collegati in un grande parlamento: v'intervennero i Consoli di Milano, Brescia, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio, Modena, Mantova, Bologna e quelli di Bobio e Rimini di fresco aggiunti alla Lega. Papa Alessandro vi spedì suoi Legati Ildebrando e Teodoro Cardinali, alla presenza de' quali deliberarono i Collegati. Rinnovarono in quest'assemblea i giuramenti di scambievole difesa: fu vinto il partito di adoperare la forza contro que' luoghi del regno italico, che non volessero entrare nella Lega o che entratovi, la disertassero: con molte cautele e pene fu provveduto, perchè alcuno non si ardisse di aprir pratiche di accordi separati col Barbarossa e col suo figlio Errico: fu decretato a petizione de' Cremonesi, sempre guardinghi della potenza di Milano, che non si rialzasse il castello di Crema, nè si piantassero rocche sulle sponde dell'Adda e dell'Oglio senza il consenso de' loro Consoli349.
Rafforzata quella santa unione con nuovi giuramenti, non è a dire con quanta alacrità di spirito si apparecchiassero i Lombardi a ributtare il Tedesco.
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