Allo scorcio del Maggio 1174 celebrò una solennissima Dieta in Ratisbona, nella quale deposto di seggio Adalberto Arcivescovo di Salisburgo, ventilò coi Principi il grave negozio della spedizione in Italia. Assembrato l'esercito, fermò muovere nel Settembre di quell'anno.
Intanto Cristiano intruso Arcivescovo di Magonza a sgomberargli la via e ad infiacchire la Lega, rifornitosi, come fu detto, di milizie, divisò porre l'assedio ad Ancona. Dalla riuscita dell'impresa un doppio bene s'imprometteva: togliere al Comneno quella città, che raccolta sotto la sua protezione era stanza di Greci; e staccare Venezia dal consorzio della Lega. Imperocchè questa Repubblica portava un pessimo animo ad Ancona, la quale assisa sulle sponde dell'Adriatico, e molto esercitata ne' traffichi di levante, quasi le scemava l'impero di quel mare, e le turbava il monopolio di quel grasso commercio. Rotti com'erano a guerra i Veneziani col Comneno, non si sarebbero rattenuti dall'aiutare l'Arcivescovo nell'assedio, ed almeno, se non al tutto avrebbero disertati i Collegati, sarebbesi di molto infreddata la loro fiducia verso di essi. Come pensava Cristiano intorno ai Veneziani, così avvenne; anzi li trovò tanto maneggevoli, che venne co' medesimi in aperti trattati di lega contro di Ancona; ed una delle condizioni di quella si era la egual divisione delle spoglie, espugnata che fosse la città352.
Là dove i monti del Piceno vanno a bagnarsi nell'Adriatico, spunta nel mare un promontorio, il quale sprolungandosi da ponente a levante, bruscamente piega verso tramontana, ed apre un bel seno di mare, che prospetta Venezia in fondo al suo golfo.
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