Quegli pose l'assedio alla città dalla banda di terra, questi attelarono il loro navilio nel porto; e non fu più via all'uscita in procaccio delle vettovaglie.
Incominciò la guerra alla tedesca. Cristiano fece devastare tutto il contado; le messi segate ancora immature, svelte le viti e gli ulivi; tolto ogni alimento umano. Si affrontarono gli Anconitani co' guastatori; ma tosto e con mala fortuna si ritrassero in città, che non aveva pure un gran numero di difensori. Nel bel principio dell'assedio la fame incominciò a tribolarli, ed il Tedesco non dubitava di una subita loro dedizione. Ad affrettarla, spinse innanzi alle mure le consuete macchine da battere, mentre si spingevano innanzi le navi de' Veneziani a tentare dal mare la città. Tutti di conserto mossero all'assalto: risposero con molta vigoria gli Anconitani. Al suono delle campane irruppero fuori ed investirono con tanta furia gl'imperiali, che li ributtarono oltre le macchine, alle quali non potevano recar nocumento, essendo benissimo difese dagli arcieri che vi stavano a guardia. La qual cosa vedendo certa Stamura, vedova, che di donna non aveva altro che il sesso, presa dentro da miracolosa carità di patria, sola con una fiaccola alle mani venne ad appiccare il fuoco alle macchine. Un nembo di frecce e di sassi le pioveva sopra; ma stette imperturbata in tanto pericolo, sino a che non vide tanto procedute le fiamme, da tenere per irrimediabile quell'incendio. Vedi, lettore, di quali figli dovette incingersi questa femmina, e qual latte nutricatore di virtù doveva da quel santo petto sgorgare.
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