» Non si sotrassero all'inchiesta i Legati, anzi accettando come fondamento del trattato il papale desiderio, chiesero negoziare in un consiglio più stretto, a cessare qualche tristo, che avrebbe potuto intorbidare quella bella calma degli animi.
Condiscese il Pontefice; e per quindici giorni deliberò co' Legati intorno al come racconciare tutto quel fascio, in cui aveva messo l'Imperadore le cose della Chiesa per l'ostinata scisma. Il negozio era spinoso, massime per quelle maledette intrusioni ai seggi vescovili di uomini, che non avevano altro di bene che la protervia nella ribellione alla Chiesa. Il destro della pace era opportuno; poteva scappare: Alessandro maneggiò la cosa con tanta prudenza, da recarla a buon porto. Promisero i Legati: finirebbero le ostilità contra i membri della Romana Chiesa; restituirebbe Federigo alla medesima le terre della Contessa Matilde, al Papa la Prefettura di Roma; darebbe a lui ed a' suoi Cardinali un salvocondotto a recarsi in Venezia, o in Ravenna, o in qualunque altro sito scelto a tenere un convento, in cui si ventilassero le cose di Lombardia381. Furono le promesse consegnate alla scrittura382.
Aperte così felicemente le pratiche della pace, Alessandro non mise tempo in mezzo a stringere il negozio. Spedì tosto due Cardinali Umbaldo Vescovo di Ostia, e Raniero di S. Giorgio all'Imperadore, perchè ratificasse le promesse de' Legati intorno alla sicurezza della sua persona nel muovere che faceva al congresso. Trovarono i due messaggi Federigo presso Modena; il quale andò loro incontro in tutto quello che desiderava il Papa.
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