Il figlio del Marchese di Monferrato giurò per lui ogni sicurtà al Pontefice: giurarono anche tutti i signori tedeschi, presenti i Lombardi. Si fermò nell'abboccamento che tennero, il luogo del congresso, e fu designata Ravenna o Bologna. Respirarono gli animi dopo sì diuturna tempesta, ed alla pace agognavano383.
Vennero però turbati questi belli auspicî dal disonesto partito, cui si appigliarono i Cremonesi, e l'esempio loro seguitando, Tortona, Ravenna e Rimini. Queste città fallendo al sagramento, con cui eransi strette alla Lega, di non entrare in trattati di pace con Federigo senza il consentimento degli altri Collegati, separatamente si accostarono al medesimo, e ne ottennero la grazia, sperando vantaggiare il proprio a spese del comune. La primavera era il tempo designato alle supreme diffinizioni delle imperiali ragioni in Italia; e quelle nell'inverno si gittarono al deforme consiglio, che le ricoprì d'infamia presso tutti gl'Italiani384. Vili e traditori furono gridati dallo stesso Papa385.
Come riseppe Alessandro, aver Federigo a quelli di sua corte giurata la tregua, e potere senza pericolo muovere allo stabilito congresso, spediti innanzi sei Cardinali, che andarono a trovare l'Imperadore in Ravenna, trasse d'Anagni a Benevento. Di là dando per Troia e Siponto, si condusse a Viesti. Aspettavano in quelle acque sette galee abbondantemente fornite di vettovaglie, e di milizie spedite a' suoi servigi da Guglielmo II di Sicilia. Le conducevano l'Arcivescovo Romualdo di Salerno, autor della Cronaca, e Ruggiero Conte di Andria, gran Contestabile e Giustiziere di Puglia; i quali avevano deputazione dal loro signore di accompagnare il Pontefice, e curare gl'interessi del reame nel congresso.
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