Perciò mosse di Venezia per Ferrara ad accordare gli animi. Oltre ai Cardinali, erano colà convenuti Udalrico Patriarca di Aquileia, gli Arcivescovi di Milano e di Ravenna co' loro suffraganei, Obizzo Marchese Malaspina e i Rettori della Lega. Non era a trattarsi ancora della pace, ma della città del Congresso. Era questa la prima volta che Alessandro trovavasi alla presenza della Lega; volle con solenne diceria manifestarle che recava. Non erano giunti gli oratori imperiali. Condottosi nella maggiore chiesa della città, sacra a S. Giorgio, presente innumerevole popolo, così prese a favellare:
«Voi ben sapete, dilettissimi figliuoli, come pe' nostri peccati la nave della Chiesa durasse tale una fortuna di persecuzione, tale in un turbine di tristi uomini si affrontasse, che poco stette a calare in fondo di mare col suo nocchiero. Imperocchè il R. Imperadore, che le doveva essere avvocato e sostenitore, pessimamente osteggiolla, e traportato non da ragione, ma da sfrenato talento, dalla unità sua si sequestrò; rizzò un'altare contro l'altro, e si ardì secondo sua possa lacerare la inconsutile veste di Cristo. Dal che avvenne, che sperperata la virtù della Chiesa, risoluto il vincolo della pace, il decoro della R. Chiesa, andò in basso, e la Donna delle genti, la signora delle provincie fu stretta ai tributi. Miseranda vista ci reca la Chiesa, e la civile compagnia degli uomini! in questa lagrimevole stagione della scisma come e quanto violata non fu la santa Religione, ed ogni onestà di costume! quanto sangue versato, quante città distrutte per dieciotto anni continui! ma alla perfine i cieli si piegarono benigni a riguardarci.
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