Ora pare che abbonacci la fortuna, pare che rimettano i venti; poichè colui che tiene in pugno il cuore de' Principi, ha rimutato in guisa quello dello Imperadore, che da nemico che era della bella pace, oggi se ne fa caldo cercatore. E per fermo che quì è Dio che opera, non punto l'uomo. Un vecchio ed infermo prete, inerme tenne fronte a tutto il tedesco furore, e senza sforzo di guerra l'imperiale potenza ha debellato. Ed avvegnachè l'Imperadore, dimorando noi in Anagni, ci venisse chiedendo la pace per i suoi Legati, che pur volevano senza indugio conchiudere; noi tuttavolta, avendo fitto nell'animo l'ardentissima vostra fede ed il come vi siate tenuti finora quasi muro a propugnacolo della Chiesa e della italiana libertà, non volemmo piegarci senza di voi a quella pace che ci si profferiva, perchè nostri consorti nella tribolazione, vi avessimo avuti tali nel gaudio. Perciò non riguardando a scapito di personale decoro, non alla cagionevole età, non ai pericoli di viaggio, ci siamo recati a voi, perchè, mescolate le sentenze, quella pace che ci offerisce l'Imperadore, se torna al miglior della Chiesa, del Re Siciliano e vostro, accogliamo.»
Alle papali parole rispondeva un de' Lombardi quasi deputato di tutta Italia:
«Venerando Padre e signore, l'universa Italia ti si prostra innanzi ossequente, e ti riferisce grazie immortali. Essa è tutta in gioia nel vedere il Padre così dappresso ai figliuoli, perchè gli sbrancati agnelli tolti al dente di rapaci lupi novellamente siano rimenati al presepe della Chiesa.
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