Non è a significare con parole la persecuzione, con cui l'Imperadore ha sbattuto voi e la Chiesa, perchè si rivela troppo da' fatti: e di quella che noi patimmo, è già tutto pieno il mondo. Primi all'impeto del nemico, primi allo scontro delle sue furie, de' nostri petti e delle nostre armi facemmo riparo alla minacciata libertà dell'Italia e della Chiesa; e per questi petti fu salva. Per la qual cosa sta veramente secondo giustizia e ragione quel rigettare che faceste la profferta pace imperiale senza nostro avviso. Anche noi fummo tentati, e spesso, ad accoglierla senza la Chiesa, e la cessammo; imperocchè amammo piuttosto la guerra uniti alla Chiesa, che la pace separati dalla medesima. Sia pace coll'Imperadore, siano salvi gli antichi suoi diritti su l'Italia; entri il Re di Sicilia nel trattato della pace, perchè di pace e di giustizia è veramente principe; ma, per Dio, non sia chi tocchi quella libertà che ci tramandarono i nostri avi, e che noi non ci lasceremo strappare che con la vita: morir liberi vogliamo, vivere schiavi non mai.386
Accordatosi il Papa coi Lombardi intorno al negozio della pace, vennero i Legati imperiali a mettere discordia intorno al luogo, in cui era a trattarsi: e dopo lungo dibattersi, fu convenuto congregarsi in Venezia per quel negozio. Vi giunse il Papa nel maggio, assicurato da un giuramento dei Veneziani, che non avrebbero permesso all'Imperadore l'entrata nella città loro fino alla conchiusione della pace. Si assembrarono i deputati a trattare di quel negozio nella cappella del palazzo patriarcale.
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