Adunque trovando invincibile la discrepanza de' ricorrenti, e a non chiudere la via ai desiderati accordi, propose, salva la pace colla Chiesa, una tregua di quindici anni tra l'Imperadore e Guglielmo di Sicilia, di sei co' Lombardi, la quale desse tempo a risolvere le quistioni.
Questo assicurare la pace a sè, e lasciare gli alleati con una tregua, fu pessimamente sentito dai Lombardi. Egli che fortemente erasi persuaso del come i destini della Chiesa non si dovessero separare da quelli dell'Italia; egli che provò gli effetti di questo ottimo avviso nel potente rincalzo che si ebbe dai Lombardi nel caldo delle imperiali persecuzioni; egli che nei colloqui di Ferrara aveva con solenni parole ribadita questa verità, ruppe in Venezia quell'unito procedere co' Lombardi, separando gl'interessi propri dai loro. Così quelli rimanevano senza guerra e senza pace: non contendenti al di fuori, potevano segregarsi al di dentro; non pacificati col Barbarossa, potevano ad ora ad ora rivederlo in casa colle armi in pugno, ed essere colpiti nel mal punto della discordia. Chiaro appare che Alessandro li abbandonò sotto il colore di una tregua ad una più lontana ma più terribile guerra.
Federigo che sino a quel punto non aveva mirato con sincero animo alla pace, ma al sospirato scopo di separare Alessandro dai Lombardi, gioì alla papale proposta, che gli recarono i suoi ministri. Però coprendo l'interna contentezza, da uomo callidissimo che era, s'infinse adirato contro i suoi Legati, che avevano prestato ascolto ai consigli del Pontefice, i quali diceva essere alle ragioni dell'Imperio nocivi.
| |
Chiesa Imperadore Guglielmo Sicilia Lombardi Lombardi Chiesa Italia Lombardi Ferrara Venezia Lombardi Barbarossa Alessandro Alessandro Lombardi Legati Pontefice Imperio
|