Federigo volle ritenere per sè oltre al patrimonio della Contessa Matilde, anche la Contea di Bertinoro. Il Conte morto a quei dì in Venezia, ne aveva fatto un presente alla Romana Chiesa. Federigo disse, che era cosa dell'Impero, e se l'arraffò; Alessandro chinò il capo, e tacque. Così si separarono il Papa e l'Imperadore; quegli si ricondusse in Anagni, questi, visitate le città di Toscana a lui fedeli, se ne tornò in Germania con molta contentezza.
Se non fosse la guerra una assai terribile cosa, bramerei che i popoli liberi minacciati da qualche potente monarchia, stessero sempre in armi per combatterla. Difficile trovato si è quello di una domestica virtù, che fermi il mobile spirito delle democrazie, difficilissimo appresso gli italiani. Il solo timore del servaggio, e l'esercizio della forza a cessarlo, può contener loro nel seno quella lussuria di libertà, che ove non trovi fuori la via, dentro si addensa, ribolle malamente, e si travasa a rinfocare, e preparare cittadine tirannidi. Perciò la tregua arrecò molto danno alla Lega Lombarda: cessate le cure che eccitavano la presenza del nemico, gli animi si volsero dentro; ed avvegnachè molto si adoprassero i Rettori a provvedere, perchè i sei anni si chiudessero con vantaggiosa pace, pure le fibre di quegli spiriti egregiamente virili incominciarono ad allentarsi. Federigo aveva trionfato, sebben vinto, rompendo quel moral nodo di fortezza, con cui il Papa era unito ai Lombardi; questa esperienza lo confortava a tenersi per la stessa via, tentando separare le città dalla Lega.
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