Federigo fece con gran rumore bandire questo trattato, a svegliare nelle altre città il desiderio delle premature paci.
Con altro accorgimento operò il Tedesco verso Alessandria. Non poteva egli svellere dall'animo la memoria della vergognosa cacciata che gli dettero i Lombardi sotto quelle mura, sorte quasi a dileggio dell'imperiale decoro. Spargeva voce, che allo spirare della tregua avrebbe scaricata su quella città tutta la sua collera; ne avrebbe abbattutte le mura, e dispersi gli abitanti. Gli Alessandrini presero un grave timore di queste minacce; e si sommisero ad una vergognosa ceremonia. Usciti della città, aspettarono un messo imperiale, che ve li ricondusse; quasi a mostrare, che quella patria, la quale avevano tanto fortemente difesa, non fosse cosa loro, ma grazioso dono della mercè di Cesare. Volle Federigo, che non più Alessandria, ma Cesarea si addimandasse quella città: ma il vecchio nome ancor dura a guardia di grandi memorie, che non potette cancellare la prepotenza del nuovo392.
Questi erano i trionfi che nella calma della Tregua riportava il Tedesco sui Lombardi: e se quella fosse durata oltre i sei anni, non dubito, che un giogo anche più pesante dell'antico sarebbe venuto a premere gl'Italiani, tanto fu acre e subitaneo il rivelarsi delle discordie municipali. Ma i Cieli altrimenti disponevano le cose: volevano, i Lombardi conseguissero colla pace il frutto de' generosi sforzi, perchè si persuadessero, essere capaci di libertà; e ad un tempo la perdessero, perchè si ammaestrassero delle cagioni di cotanta perdita.
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