Le vince la testa calma e austera, la quale dal senso della realtà apprende istante per istante che operare è provare, è errare, e che dagli errori propri e altrui ha sempre la mano pronta a spremere il profitto, come se fossero stratagemmi a decezione del nemico. Le vincono gl'imperturbabili nel turbine, i buoni cittadini, che sentono la responsabilità dell'ora e serbano anche in mezzo al gorgo degli eventi quel tranquillo e meditativo rifugio del senso storico, dove nasce, come da un osservatorio infallibile, il giudizio pacato e imparziale sulle cose e le azioni tanto degli amici che dei nemici. E con questo la traccia della via che arriva.
L'ora corrente passa sulla nostra nazione, madre della civiltà antica, nel momento che, dopo essersi estenuata nel lungo puerperio della civiltà nuova generata all'Europa, era da poco risorta giovinetta, nuova affatto del mondo moderno, fresca nata della civiltà europea, figlia di sua figlia. E moveva i primi passi nella vita mondiale tra gli errori che la generosità accumula sulla giovinezza, tra le esaltazioni e le disperazioni degli anni giovanili tanto duri per ciò a passare, tra le inesperienze che più sono pericolose quando maggiore è l'innata bontà, tra le illusioni dietro le cui rose è l'aspide, tra le calamità di natura che è dato più ristorare alacremente che accortamente prevenire, tra i mali atavici alla cui radice di secoli non arrivano i decenni. Ma volonterosa e laboriosa, fervida del suo fervore antico, geniale della sua antica e inesausta genialità, aveva già in pochi anni acquistato nell'incivilimento oltremarino un merito enorme che, come avviene sovente delle opere sostanzialmente utili e veramente grandi, era passato quasi ignoto, coperto dal romore dei nuovi commerci e delle nuove industrie, che pure nulla potrebbero senza il bene fondamentale della coltura delle terre.
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Europa
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