Perché gli adoratori del fuoco non furono affogati interamente dalle alluvioni uralo-altaiche, e celebrano ancora i benefizi dell'amabile Ahura e della salutare Anahita tra le valli interne dell'Indukush? E ieri, perché ieri, qui vicino a noi, dopo la rotta tremenda di Sédan non scemò punto in Europa il prestige de la France, anzi crebbe ai vinti, con meraviglia indicibile dei vincitori, la simpatia delle nazioni?
Solo il Daniele del mito, ricordandosi degli anni ancor non nati, avrebbe facoltà di dirci fin da ora se, come nel corso dei secoli è avvenuto di regola, anche questa volta collimerà con la fortuna delle battaglie o sarà determinata da quella fortuna la sentenza del giudizio universale, che dichiarerà quali sono i migliori, e li presceglierà a dirigere le sorti del novello incivilimento. Ma per esperienza millenaria noi sappiamo quali sono i popoli che alla prova si riveleranno i predestinati. Sono quelli in cui è maggiore il numero dei cittadini, che in ogni ordinaria contingenza della vita quotidiana sono abituati a riconoscere il proprio animo nell'idea, che come al loro comportamento di ogni giorno sono sospesi l'onore e la sorte delle loro famiglie, così dalla loro virtù dipendono la riputazione e la fortuna del proprio paese. Sono quelli in cui è maggiore il numero degli uomini dabbene, i quali, come si sono prefissi per la propria famiglia un ideale onorato al cui raggiungimento lavorano con assiduità calma ed instancabile, così hanno costantemente innanzi agli occhi l'ideale di tutti, che la patria va realizzando con la mente e con l'opera dei suoi figli.
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