Se non che il ripristinamento della monarchia non era affatto una restaurazione dell'antico reggimento. Napoleone capì, che con un semplice ritorno al passato egli si sarebbe bandito da sé. Sapeva quale strappo potente il 1789 aveva aperto nella storia della Francia, e seguì animosamente il pregiudizio nazionale, che cotesto popolo avesse insegnata al mondo la libertà e iniziata un'era affatto nuova. Riconosce la sovranità popolare, deriva il proprio potere dal diritto del suffragio universale: le vieux système est à bout. Lusinga quindi le inclinazioni democratiche del tempo e accresce smisuratamente il pieno potere della propria corona. L'eletto della nazione possiede una potenza illimitata, indefinita, quale non appartiene in alcun modo a un legittimo re dei nostri giorni. Qualunque altro potere dello stato scompare davanti al suo, che riposa sulla fiducia di milioni di cittadini. Egli solo è il rappresentante della nazione: alla imperiale consorte proibisce di parlare dei rappresentanti del popolo come corpo legislativo. L'intima parentela della democrazia con la tirannide non si è mai rivelata con maggiore evidenza di fatto. "La natura della democrazia è di personificarsi in un uomo", disse il nipote: parola di una terribile verità in una nazione accentrata.
Precisamente col sovrano divenuto tale per le sue virtù si era realizzata a pieno l'idea madre della democrazia francese; l'idea dell'eguaglianza. La égalité, quantunque accolta fin dal 1793 tra le più attraenti grandi parole dei diritti dell'uomo, si era poi affermata come la più vitale delle acquisizioni rivoluzionarie.
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Francia
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