Quantunque Napoleone non si sia mai sottratto interamente ai lontani riverberi della sua educazione cattolica, pure è certo che nel suo contegno verso Roma gli diedero sempre il tono le considerazioni politiche. Il tedesco Federico tra gravi dubbi e lotte spirituali inclinava a libero pensatore, il côrso per calcolo politico propendeva a papista. Una morale senza religione è una giustizia senza tribunale, disse il suo fido Portalis; ma già il primo console nel 1801 aveva parlato anche più netto al clero milanese: "la Chiesa cattolica è la sola, che possa consolidare le basi di un governo". In cotesto senso, come mezzo di asservimento degli spiriti, Bonaparte risollevò il cattolicismo a Chiesa dominante: ognuno però vede, quanto una siffatta chiesa collimi con la mente dell'assolutismo burocratico. Giacché, come un tempo la Chiesa cattolica aveva ricalcato la propria gerarchia sull'ordinamento amministrativo e politico dell'impero bizantino, così essa medesima era divenuta più tardi un modello per lo stato officioso dei re francesi. Più sorprendente ancora è l'affinità del cattolicismo con l'idea della monarchia universale. Nessuno fra quanti nei tempi moderni si sono sforzati di dominare l'Europa, ha potuto fare a meno dell'intesa con Roma.
Sotto il Direttorio circa otto milioni di cattolici erano spontaneamente rientrati nel grembo dell'antica Chiesa; tanto la separazione della Chiesa dallo stato contraddiceva alla tradizione dell'onnipotenza statale. L'ordinamento sommamente aristocratico dell'antica Chiesa gallicana era cresciuto insieme con l'antico regime troppo strettamente, perché l'usurpatore potesse rifarla a nuovo ai propri fini.
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