Al tempo delle beghe col papa minacciò d'intendersela coi protestanti; ma nei giorni di comunella aveva assicurato: "io credo a tutto ciò che crede il mio parroco". Frivola fede la sua, senza radici nel cuore; ma smascherò il suo dispotismo affidante su Roma come ausiliaria alla servitù, quando, bandito a Sant'Elena, predisse che l'Inghilterra sarebbe ridiventata cattolica e la Francia sarebbe ridiventata religiosa.
Chi non vuol chiudere gli occhi deve riconoscere, che in un tale stato, in cui la minima faccenda pubblica attende l'impulso dall'alto, un corpo parlamentare non poteva non rimaner sospeso in aria dondoloni. Secondo i concetti di Napoleone, lo scopo di tutte le rappresentanze popolari era quello di chicaner le pouvoir; e per lo stato concepito da lui, egli diceva senz'altro la verità. Il tribunato e il corpo legislativo non consistevano in niente di meglio che in una pesante superfetazione, in una concessione affatto contraddittoria con le idee della Rivoluzione. Era un tratto da maestro, quello con cui il primo console aveva messo a profitto la mania di eguaglianza della nazione per cavarne l'unificazione dei corpi parlamentari. I possidenti tremavano davanti alle elezioni generali dirette, e nessuno avrebbe voluto sopportare un censo. Perciò il popolo sovrano elegge una volta per tutte una lista di candidati, dalla quale il senato nomina i tribuni e i deputati. Ma il pensiero dispotico ha un altro colpo da maestro, quando separa la consultazione dalla deliberazione: il tribunato discute, il corpo legislativo decide.
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