La menzogna, la diabolica mezza verità è l'essenza del bonapartismo, come di ogni altro dispotismo livellatore. Quando Napoleone istituisce le sue otto Bastiglie e comanda di preporre al relativo decreto due pagine ridondanti di ragioni liberali giustificatorie; un caso, cotesto, che, come nessun altro, mette a nudo i gelosi intimi segreti del sistema; noi pensiamo di udire il Tiberio di Tacito. E il carattere della bilateralità, della mezza verità, si manifesta in Napoleone in modo assai più stridente che in altri despoti. Spesso l'imperatore è stato detto l'ultimo dei monarchi assoluti illuminati del secolo decimonono, e si è pensato che la Francia, la quale prima della Rivoluzione aveva conosciuto solamente la monarchia cortigiana, sia stata per la prima volta introdotta da lui nell'era del dispotismo illuminato. Senza dubbio la sua divisa "tutto pel popolo, niente dal popolo", designa anche la politica di Federico il Grande e di Giuseppe II: egli compì ciò che l'uno e l'altro iniziarono, senza per altro avere l'elevato e regale senso del dovere del re di Prussia, ma più risoluto di lui, più radicale, perché aveva trovato un mondo in frantumi. Ma con ciò non è punto esaurita la valutazione del posto che egli occupa nella storia di Francia. Egli non si trova affatto sullo stesso piano con cotesti riformatori legittimi. Era un usurpatore, ereditava la sua forza dalla distruzione fondamentale del diritto storico, e perciò si ergeva nemico fino alla morte contro le dinastie legittime.
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