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      Nemmeno per un momento perde di vista la meta, che era quella di stabilire un governo pacifico e libero; salvo che, tra le turbolenze della sua breve signoria, non gli fu dato di raggiungerla. Non così Bonaparte. Soldato nelle midolle, tradisce lo spirito del reggimento anche durante il colpo di stato. "Ricordatevi", esclama minaccioso, "che io marcio accompagnato dal dio della vittoria e dal dio della fortuna". Nei suoi sogni passavano immagini abbaglianti di lotta e di vittoria; egli medesimo confessa, che lo schieramento dei reparti e dei reggimenti della sua armata gli procuravano un più profondo godimento, che non forse l'opera del poeta o del filosofo. Quando a Sant'Elena pendeva tra la vita e la morte, descriveva con eloquenza come nel mondo di là avrebbe ritrovato Annibale e Federico, Kléber e Desaix, coi quali avrebbe parlato del mestiere, notre métier: ed è morto con la parola armée sulle labbra. Egli non ha avuto il compito, finché visse, di domare provincie sediziose, come l'ebbe Cromwell, né, come questo, ha trovato un paese dal credito scosso, che bisognava ricondurre al posto dovutogli nel mondo. Fin dal 1801 avrebbe potuto mantenersi negli onori della pace, e mantenere lo stato ad un'altezza, non mai prima raggiunta, di potenza e di gloria. Solamente la sua volontà, il suo spirito di conquistatore lo trascinò di nuovo di vittoria in vittoria, il suo istinto soldatesco gl'ingiunse d'interrompere il corso dell'ordine civile coi tribunali militari, e di soffocare con guerre senza fine la libera vita economica appena sul germoglio.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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