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      Le guerre di Napoleone, del pari che le spedizioni dei Cesari, non erano guerre puramente di conquista. Difficilmente capita ai tedeschi di parlare con imparzialità di questa parte della storia francese; giacché non sanno dimenticare, che la Francia arrivò all'altezza dell'egemonia del continente appunto camminando sul dorso della nostra patria. Ma un giudizio sereno converrà, che in fondo i nostri vicini non erano mossi esclusivamente dagl'ignobili motivi della pretensiosa cupidigia d'impero. Per questa nazione il far propaganda è un bisogno. Essa vuole avocare a sé e accentrare tutte le idee dell'Europa, e pensa che il mondo si creda in debito di accettare da lei con gratitudine tutti i pensieri, tutti i capricci che le balenano nella mente, "Se la Francia è contenta, tutto il mondo è tranquillo": con queste parole Napoleone III nel suo famoso discorso della pace a Bordeaux toccò un tasto, il cui suono non ripugna a nessun orecchio francese. E mai quest'orgoglio, questo istinto di propaganda ingrossò così potentemente come allora, quando la Francia la fece finita col feudalismo più che qualsiasi altro popolo, e, conformemente al carattere schematico, antistorico della sua cultura moderna, si sentì chiamata a spandere sul mondo i benefizi della civiltà. La vanità dei francesi attribuì la caduta violenta del vecchio mondo non già alla circostanza, che presso di loro l'antico sistema era più fracido che non fosse mai stato altrove, ma alla forza geniale e all'ardimento dello esprit gaulois.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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