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      Il disegno dell'impero mondiale napoleonico era tutt'altro che francese, e ciò che Napoleone intendeva per Europa, lo proclamerà fino ai tempi lontani la potente rampogna del poeta tedesco. Enrico von Kleist gridò al difensore di Saragozza, che aveva
     
      fermato la rabbia del torrenteche, putrido come la peste, scatenato come l'inferno,
      ha schiantato l'edifizio di sei millenni augusti.
     
      Il prigioniero di Sant'Elena si compiaceva di affermare, che l'idea della Santa Alleanza era stata rubata a lui; che egli appunto si era proposto di fondare una santa alleanza dei popoli, una pacificazione del continente in tal conformità, che per l'avvenire non fossero possibili in Europa se non guerre civili. Col fatto, l'impero mondiale di Napoleone avrebbe essiccato irreparabilmente i frutti squisiti della storia moderna, quella ricca varietà di forme nazionali, in cui risiede la superiorità della civiltà europea. Era una menzogna ciò che il detronizzato asseriva, che, cioè, egli con un Fox si sarebbe inteso: nessun britanno, che fosse un vero britanno, avrebbe potuto ammettere la durata di cotesto impero mondiale. Se il secolo decimonono si gloria, che mai prima del suo avvento l'infinito diritto della vita nazionale nello stato e nella chiesa è stato compreso con più chiara coscienza, tanto più le guerre napoleoniche ci appaiono non altrimenti, che come l'ultima gigantesca esplosione di quella politica di gabinetto del secolo decimottavo, la quale, sprezzando ogni diritto e ogni nazionalità, trattava i popoli come pedine, secondo l'umore dei regnanti.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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