Quale incanto, all'opposto, seguire le aspre lotte spirituali che educarono all'eroismo il pio padre di famiglia Cromwell, la dolce e bella anima di Federico! Il giudizio degli uomini si è formato sull'uno e l'altro incomparabilmente più favorevole, da quanto abbiamo volto l'occhio alla loro vita intima nella raccolta di Carlyle e dell'accademia di Berlino. Dalle lettere noi riceviamo di Napoleone un'impressione ben diversa: è decisamente bassa la natura che ci viene incontro. È impossibile non ammirare quest'uomo immenso, ma è anche più impossibile amarlo. Alcuni momenti poté sembrare irresistibilmente amabile, quando tirava un pocolino il lobo dell'orecchio a un granatiere: le maniere avvincenti dell'uomo demoniaco hanno incantato anche un Goethe. Egli può ciarlare e fantasticare in quelle ore di obblio di sé, che non mancano nella vita di nessun uomo: ciò non ostante, il suo cuore rimane diaccio, chiuso a ogni tenerezza. Nelle lettere brevi e brusche a Giuseppina, che egli amava alla sua maniera, la povertà e l'aridità dell'animo ci ribellano. Quando vuol separarsi dalla moglie, incarica il figlio, il principe Eugenio, di condurre le trattative con la madre e di sostenere la separazione davanti ai poteri costituiti dello stato. Si è mai più empiamente giocato coi sentimenti sacri? Egli non conobbe mai vera amicizia, e tanto meno quella tendenza poetica a crearsi un'immagine ideale del proprio ambiente intimo, la quale riserbava al gran Federico tanto tormento e tanta felicità. Nelle sue parole e nelle sue azioni si riesce difficilmente a scoprire anche un sol tratto, che possa dirsi semplicemente nobile.
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