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      La Svizzera ricevé dalla sua mano l'atto di mediazione. Se non che anche questo, che senza dubbio rappresentava la migliore costituzione che egli avesse dato ai paesi stranieri, era però un peccato contro la natura delle cose, perché rimoveva la neutralità del paese profondamente connaturata col carattere di equilibrio degli stati europei. Infatti, subito dopo la pace la neutralità della confederazione elvetica fu più solidamente ripristinata.
      Per tal modo in quasi tutti i paesi di Europa la storia ha effettuato l'opposto dei disegni napoleonici. Dopo la battaglia di Aspern, mentre l'imperatore nel castello di Ebersdorf giaceva in un cupo sopore, i marescialli a bassa voce si consultavano come mai l'esercito sarebbe arrivato al Reno, se egli non si fosse svegliato. Essi presentivano la verità: la politica europea di Napoleone era il ghiribizzo tracotante di un cervello geniale; e di necessità sarebbe andata a rotoli, non appena due occhi si sarebbero chiusi.
      L'impero, che nella storia del continente è stato un breve e terribile episodio, ha avuto rispetto alla Francia una conseguenza duratura. Certo, l'èra della Rivoluzione non era chiusa, come potevano vantare anche i panegiristi del dominatore. Venne l'ora, che nessun bottino attirava più la cupidigia del servo della gleba, il timore davanti all'onnipotente era dileguato, l'entusiasmo comune per lo stato militare era sbollito nelle battaglie infelici, il legame innaturale tra l'antica nobiltà e la napoleonica si scioglieva. Allora il liberalismo rialzò il capo; Lainé domandò il ripristinamento dei diritti tolti al popolo.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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