Proprio secondo lo spirito di Cesare fu pensata la costituzione antonina, che accordò la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero mediterraneo; e gloria di Cesare fu quella celebrata dal verso superbo del poeta: Romanae spatium est urbis et orbis idem. Egli divenne il fondatore di un impero universale perché fu un romano; perché in lui il genio del suo popolo s'incarnò così puramente, che noi potremmo renderci conto del carattere della nazione romana, anche se di tutta la storia dell'antichità non ci fosse stato tramandato altro che la biografia di quest'uomo. Come già il popolo greco, l'antico ceppo romano gittò le fioriture più gagliarde poco prima d'inaridire, e la sua potenza sopravvive ancora solamente in innumerevoli gemme e polloni. Cesare e Alessandro sono eroi nazionali per questo, che essi compresero il momento che si offriva al loro popolo di mutare la missione nazionale in cosmopolitica.
Si raffronti ora l'eroe romano, che con sicurezza geniale, come uno strumento dell'eterna Provvidenza, menò a compimento la missione del suo popolo, con l'eroe senza patria dei nostri tempi, il quale vuol costringere nella forma inventata dal suo cervello un mondo di organismi nazionali in fresco sboccio di gioventù; e si riconoscerà che non si può immaginare un contrasto più stridente. Il côrso distrugge oggi quello che ha creato ieri; il romano procede ponderatamente secondo un gran disegno: estende l'impero non più di quanto richiede la sicurezza delle frontiere, ritorna volontariamente sui suoi passi nel bel mezzo della sua carriera vittoriosa: e, quali si fossero i più ampi propositi che ha portato seco nella tomba, questo almeno ci è lecito affermare con sicurezza: che la follia cesariana di Napoleone non ha mai turbato la sublime calma di quella testa.
| |
Cesare Cesare Romanae Alessandro Provvidenza Napoleone
|