Era fatalista come tutti gli eroi; ma la sua irremovibile fiducia in una scorta divina ha assai poco di comune con l'insolente burbanza di Napoleone, che ripicchia con tracotanza sulla "sua stella". E come sono ricche e multiformi le sollecitudini ideali di Cesare! Da pretto romano, non era molto sensibile al mondo estetico e prediligeva la grammatica e le scienze esatte; ciò non ostante, egli promosse alacremente tutte le branche della cultura. Apprezzò la libertà delle lettere, fu il primo a disporre la pubblicazione degli atti del senato, scrisse egli stesso di tanto in tanto sulle questioni del giorno; e infine l'autore dei Commentari poté adornarsi il capo di quella corona di autore classico, che al prosaico côrso rimase irraggiungibile.
In sostanza, del famoso parallelo di Cesare e Napoleone non resta altro, se non che l'uno e l'altro furono grandi uomini ed eroi, l'uno e l'altro usurpatori e nemici dell'aristocrazia, e così di séguito, secondo le banali proposizioni che noi lasciamo ai ragazzi. In poche parole: di quanto l'Europa moderna supera il mondo cadente dell'antichità in forza di gioventù, in moralità, in ricchezza e cultura, di tanto appetto a Napoleone Cesare è più grande. È un gioco arrischiato evocare l'ombra di Cesare; pericoloso per la gloria del primo Bonaparte, più pericoloso per gli epigoni.
PARTE SECONDA
LE VECCHIE E NUOVE CLASSI ABBIENTI
Le vecchie e nuove classi abbienti(3).
I.
In un'amena vigna del mio paese sorge una casina, dove un tempo Schiller, come si dice, avrebbe composto il Don Carlos.
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