Solo gli stranieri buttarono a terra Napoleone, e gli stranieri ricondussero l'antica dinastia. Per quanto le singole e lontane provincie del sud e dell'ovest salutassero con gioia la bandiera dei fiordalisi, rimane però assolutamente vera rispetto all'enorme maggioranza della nazione la scomunicata affermazione di Manuel, che la Francia accolse di mala voglia il ritorno dei Borboni. I nostri vicini si vantano a ragione di un vantaggio su tutte le altre grandi potenze: la Francia non possiede nessuna Irlanda, nessuna Polonia; le sue provincie sono tutte francesi con tutta l'anima. Oggi però si è aperta in questa nazionalità compatta una screpolatura assai più difficile a sanare del particolarismo di qualche provincia: il regno si è diviso in due nazioni, i vincitori e i vinti di Waterloo.
La Francia fin dai tempi dei due cardinali si era abituata a essere la potenza egemone della terraferma. Sebbene questa supremazia si fosse andata a mano a mano indebolendo notevolmente sotto Luigi XV, si era però tuttora in Francia tanto sicuri della propria grandezza, che gli ufficiali borbonici battuti a Rossbach divulgarono in patria le lodi del colto re di Prussia. Chi avrebbe allora minimamente presagito, che cotesti stranieri avrebbero signoreggiato la Francia? Poi, durante le guerre della coalizione, era divampata contro lo straniero una passionata esacerbazione, e adesso alla splendida èra del dominio mondiale della Francia seguiva un governo installato dagli stranieri. La nazione aveva appena finito di lamentare, che la grande guerra per la supremazia di là dal mare si fosse chiusa con la vittoria della razza germanica; adesso, per colmo, anche la posizione del regno in terraferma appariva compromessa, e lo stato dechinava a potenza di second'ordine.
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