Ma la buona intelligenza felicemente ristabilita con l'Inghilterra non si concretò in una efficace alleanza delle potenze occidentali; perché tra l'Inghilterra e la Francia si frapponeva la questione orientale, e una politica del liberalismo in grande stile riusciva impossibile ai legittimisti di tutte le dinastie. Il gabinetto capiva che la Francia non doveva tollerare l'intervento cronico dell'Austria in Italia; ma alla fine la paura della rivoluzione prevalse, e si conchiuse col contentarsi di assumere la protezione del minacciato diritto ereditario che veniva a Carlo Alberto da Carignano. La guerra di Spagna parve allora un ritorno dei gloriosi tempi dell'antica politica di famiglia seguita dai Borboni; Chateaubriand si vantò di avere esteso la signoria della Francia fino alle colonne d'Ercole, e di aver compiuto in poche settimane ciò a cui non era arrivato in molti anni Napoleone. A conti fatti la strepitosa impresa si dimostrò risolta in fumo rispetto alla potenza della Francia: i Borboni spagnuoli ripagarono i loro cugini francesi con quella ingrata albagia, che il dispotismo restaurato ha mostrato in ogni tempo pei suoi più moderati difensori. Solamente, e non altro, si era stimolato l'istinto guerresco, avido di supremazia, della nazione, e posto ognuno in grado di confrontare gli allori a buon mercato della bandiera dei fiordalisi con la gloria del tricolore.
Fatta eccezione solo della repubblica, che generalmente non guardò alle questioni europee, nessun governo francese di questo secolo è stato per noi tedeschi un vicino fido ed equanime; e probabilmente questa situazione durerà fino a quando il nostro contadino renano vedrà il francese Carlomagno camminare a notte lungo il Reno e benedire i nostri tralci tedeschi, fino a quando la nostra canzone popolare canterà e racconterà l'anello incantato di Fastrada.
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