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      In seguito Napoleone fondò il nuovo stato ecclesiastico, cioè una classe d'impiegati senza averi, e parve che effettivamente avesse raggiunto il suo scopo, pubblicamente noto: "il papa raccoglierà gli spiriti sotto la sua mano e li porrà sotto la mia". La Chiesa tremava ancora al fresco ricordo della dea Ragione, i preti s'inchinavano all'imperatore. Napoleone fino agli ultimi giorni della potenza sperò di trattenere il pontefice in Francia e di elevare Parigi a metropoli del mondo cattolico. Dopo la caduta dell'imperatore, la Chiesa si sentì consolidato di nuovo il terreno sotto i piedi; e il mondo apprese con stupore, che il cattolicismo nei giorni della sua passione si era mutato dalle fondamenta, e capì quale spada a due tagli la Rivoluzione avesse brandito contro la Chiesa. Quanto poco conosceva la propria nazione perfino un Mirabeau, se sperava di scattolicare la Francia! Esisteva ora un nuovo cattolicismo, strettamente romano, dominato da una direzione accentrante, che non aveva proceduto con tale austerità nemmeno ai tempi dei Carafa e dei Loyola. Le fila dell'antico clero gallicano si diradano, il giovine clericato senza beni è anche senza patria, e non si cura più di una Chiesa nazionale, ma accorre in vistosi manipoli al campo ultramontano. La Francia diventa il punto di sfogo dello spirito neoromano. Scende al mezzogiorno in guerra aperta di religione contro i protestanti; i provenzali s'impegnano di far salsicce della carne di Calvino. La Chiesa accentrata si foggia una nuova e terribile arma, che presto opererà ad altrettanta distanza e con la stessa potenza demagogica, come in altri tempi gli ordini mendicanti: il giornalismo ultramontano.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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