Noi della presente generazione, ammaestrati da una dura esperienza della connessione intima tra costituzione e amministrazione, comprendiamo a stento come mai si sia potuta magnificare quale "sistema inglese" cotesta variopinta struttura statale, i cui membri stridono l'uno con l'altro. Era una fola, quella dei legittimisti che salutavano come roi désiré il pupillo dello straniero; né era meno un errore, quello dei costituzionali celebranti il datore della Carta come roi législateur. La Carta non meritava affatto il nome di legislazione fondamentale, perché non mutava nulla alle fondamenta del nuovo stato, all'organizzazione amministrativa di Napoleone. Solo il consiglio di stato cedé alcune delle sue attribuzioni al ministero responsabile; rimase però come corte suprema pel diritto amministrativo nel più ampio significato; rimase come capo dell'amministrazione, deliberò su tutte le leggi e regolamenti della corona, e fu, come sotto Napoleone, l'alta scuola dei funzionari amministrativi. Tutti gli altri uffici serbarono la stessa sfera di attività che l'imperatore soldato aveva loro prefinito. L'amministrazione era assolutamente indipendente di fronte ai tribunali, ai governati, alle Camere.
Quanto alla situazione dell'amministrazione davanti al potere giudiziario, era inevitabile che i vecchi parlamenti, che erano stati come protettori dei diritti del popolo nei tempi di fermento anteriori alla rivoluzione, in seguito, dopo che questa fu scoppiata, fossero tenuti come difensori degli esecrati privilegi.
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