. Il primo tentativo di abolire il codice Napoleone mise in agitazione tutte le regioni renane. Pel secolo democratico l'eguaglianza poteva più della nazionalità. Il codice era stimato liberale perché aveva introdotto l'eguaglianza incondizionata davanti alla legge e, inoltre, l'istituzione dei giurati. Si tornò all'antica regola, che il nostro occidente assorba più civiltà che non ne emani; e furono accolte con gratitudine tutte le meraviglie della libertà francese, culto napoleonico incluso, perché l'imperatore era il nemico dei nemici del radicalismo. La nascita del quale, sorto di peso dalla democrazia forestiera, offre uno degli spettacoli più ripugnanti della storia tedesca. Di anno in anno le teste calde della nostra gioventù accorrevano alla città della libertà, e predicavano la genialità del primo popolo del mondo, il quale senza l'oppressione della tirannide scolastica tedesca si educava da sé, con tutta spontaneità, al coraggio e alla libertà, allo spirito e alla bellezza. Quando un avversario di Napoleone, il Börne, si trovò davanti alla colonna Vendôme, domandò:
il giunco tedesco diventa più forte, sol perché l'uragano abbatte la quercia?", e si scordava della piccola inezia, che l'uragano eravamo noi. L'andazzo era tutto concorde in una siffatta diminuzione delle gesta tedesche, in un siffatto svillaneggiamento della patria; e non tardarono alcuni cervelli esaltati a correre alle conseguenze estreme, e a presentarsi apertamente in veste di sacerdoti di Napoleone, come fece specialmente Enrico Heine.
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