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      Un animale con tre corpi e una testa (la domesticità tedesca ha in maniera singolare eletto l'innocente cervo in luogo di una bestia imparlamentare) giace pigro e stupido nel bosco: tra gli alberi si eleva gloriosa l'ombra di Napoleone; sotto si leggono i versi:
     
      Tu ci vedi qui all'aria apertaimportunati da una sola testa.
      Ora indovina a chi di noi treappartiene la testa.
     
      Dopo la morte di Hudson Lowe i fogli radicali tedeschi dedicarono all'uomo, che un tempo era stato onorato dall'amicizia di Gneisenau, il melodioso addio:
     
      Finalmente, o tomba, tu nascondi il mostrovomitato dall'umanità, come l'avoltoio ecc. ecc.
     
      Un conoscitore della parte indiscriminata della nostra letteratura aggiungerebbe facilmente dei bei pezzi complementari. I fogli radicali degli ultimi trent'anni formicolano di allusioni maliziose all'imperatore. "Il risveglio di Napoleone, ovvero Egli vive ancora. Sogno di un principe legittimo", tale è il titolo di un articolo nello "Staffile" (Geissel) di Hundt-Radowsky, sul quale la polizia tedesca braccava con zelo particolare. Per quanto siffatte velleità non abbiano alcuna importanza, pure un francese, che osservi superficialmente, ne avrebbe abbastanza per dire con una certa verità, che la venerazione dei suoi compatrioti per l'imperatore liberale è nutrita anche nei piccoli stati tedeschi.
      In Italia il risveglio dell'entusiasmo napoleonico fu incomparabilmente più forte e più giustificato. L'imperatore era considerato come il più grande degl'italiani: aveva risuscitato dal sonno millenario il sacro nome del paese, aveva frenato con leggi moderne l'antico disordine tradizionale, aveva versato con gesta senza pari un'ambizione inquieta nel cuore della snervata gioventù. Di tanto in tanto all'Elba gli era ribollito nelle vene il sangue italico: egli promise: "a Parigi sono stato un Cesare, a Roma sarò un Camillo". Sulle nuove strade alpine, nell'arena cesarea della capitale lombarda, nel duomo risorto dalle rovine, nell'Arco di trionfo, a cui l'imperatore aveva destinato l'Impresa di Alessandro del più grande scultore moderno, e che ora glorificava le imprese dell'Austria, l'italiano incontrava a ogni piè sospinto nel settentrione della penisola le orme del grande compatriota.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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