. A Schönbrunn era nota l'ansia con cui il despota sospettoso tremava davanti all'idea dell'età maggiore di un tal nipote. L'ambasciatore del Würtemberg, Wintzingerode, scrisse fin dal 1817:
qui a Vienna si principia ad aver paura della crescenza e della spupillatura della dieta più ancora che del giovine Napoleone". Quale destino, i giorni d'oro della fanciullezza tra la diffidente malvagità di nemici implacabili!
Les rois m'adoraient au berceau,
et cependant je suis à Vienne!
Per quanto la sciocca vanità dell'austriaca e i dolori del figlio ribellassero ogni cuore francese, pure la madre di Napoleone suscitò un appassionamento forse anche più profondo. Da quando vivono gli uomini, un religioso timore accompagna le madri dei grandi uomini: la poesia antica possiede pochi luoghi così toccanti, come quel passo di Giovenale, in cui il poeta rimprovera Messalina di aver profanato con le colpe delle sue notti dissolute il corpo che aveva portato il magnanimo Britannico. Ma la madre di tanti re e del primo uomo del tempo, che portava il suo destino con la dignità di una matrona romana, che suscitava dovunque con parole di vero compianto la pietà per "il mio grande e infelice esiliato di Sant'Elena": "in verità io sono la madre di tutti i dolori", scrisse al cardinal Consalvi: che nella miseria non smarrì nemmeno per un istante la fede nella stella della sua casa: cotesta pallida figura di sofferenza dal nero e profondo occhio côrso, in nere gramaglie, col diadema dei giorni imperiali intrecciato nei capelli canuti, non era forse un'effigie di umanità, che non si poteva dimenticare?
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