Principiò un governo rivoluzionario. Il quale si vantava, e con lui i seguaci, di unificare in sé le grandi memorie del paese tendenti a disperdersi. Si giudicarono maturi gli ultimi frutti della Rivoluzione, e l'esperienza di pochi anni insegnò, che l'aristocrazia del danaro sfruttava a proprio vantaggio l'immutabile stato burocratico napoleonico con tutta la grossolanità di una morale solvibile.
PARTE TERZA
L'ETÀ DELL'ORO DELLA BORGHESIA
L'età dell'oro della borghesia(8).
I.
Emilio Augier in una scena di non ricordo quale delle sue squisite commedie, fa dire a un fratello spiritoso: "Noi somigliamo a quell'uomo, che pigliava sette raffreddori al mese e si guariva di tutti, eccetto che del primo. Così anche la Francia ha superato felicemente tutte le sue rivoluzioni, eccetto la prima". Lo scherzo a quel tempo fece molto ridere, perché con una trovata piccante esprime il pregiudizio nazionale, che nell'anno di grazia 1789 la sapienza politica fosse scesa in terra in carne e ossa, e che l'avvenire non abbia altro incarico, che di menare ad effetto le verità salvatrici di quella rivelazione. Cotesta credenza non era stata mai tanto salda nei francesi, come nei primi mesi dopo la settimana di luglio, quando l'Europa guardava a Parigi con legittima ammirazione. La capitale con una sollevazione unanime e magnanima aveva difeso la carta costituzionale contro il colpo di stato della corte, e nel turbine della lotta non aveva dimenticato di risparmiare patriotticamente i soldati del paese.
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